“Una volta c’era un sogno chiamato Roma”. La frase di Massimo Decimo Meridio, il gladiatore per eccellenza, dava l’idea di un impero che voleva conquistare il mondo. I tempi sono cambiati e oggi il mondo, avvolto dalla pandemia, ha altri codici e necessità. “Una delle più importanti è sicuramente la buona cucina e quella italiana ha doti concorrenziali indubbie. Se poi ci si aggiunge un pizzico di romanità, quello non guasta. Vogliamo portare – dice Giuseppe Colace, fondatore di Imperivm – le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra cucina in ogni angolo del mondo. Vogliamo, insomma, esportare le eccellenze che rendono unico il nostro Paese”.
Imperivm non è una semplice catena di ristoranti: “Il nostro obiettivo – spiega ancora Colace – è quello di costruire un mondo di sogni e di emozioni, ispirato al periodo storico e all’atmosfera suggestiva dell’antico impero romano, dove le persone possono assaporare l’eccellenza della cucina romana e italiana e vivere esperienze uniche e appaganti”. Succede così di essere serviti da camerieri in costume d’epoca, mangiare in piatti simili a quelli usati da Giulio Cesare e bere da calici dai lunghi piedi e ovviamente assaggiare piatti della tradizione romana, come la Messalina, la Grigliata della Legione e l’eterna carbonara, accomodandosi in una biga o entrando in un castrum. Vengono utilizzati solo ingredienti di alta qualità: il guanciale Sano di Amatrice, un’eccellenza assoluta nel mondo, il miglior pecorino romano esistente, la porchetta Leoni, top of the world, e lo Scudo, ovvero l’antica pizza romana.
“È un cammino – ricorda Colace – iniziato tre anni fa, con l’apertura dei nostri ristoranti in Sicilia, Calabria e Campania. Abbiamo servito in questi primissimi anni oltre 250mila ospiti nei nostri locali, e fidelizzato oltre 20 mila clienti”. Un’onda lunga che ha resistito anche alla crisi Covid e che presto porterà nuove aperture. Il programma è ambizioso: “Stiamo per aprire altri due ristoranti – afferma Colace – uno a Roma, l’altro a Palermo. Venti nel triennio 2022-2024 e il primo all’estero nel 2023 dove le richieste sono già tantissime”.
Una formula dunque che prevede tabernae e ristoranti. Nei secondi, non si mangia solo ma si vive uno spettacolo che immerge il cliente nell’epoca che fu. “Entrare in un nostro locale – conclude Colace – significa fare un salto indietro nel tempo di 2000 anni e, quindi, vivere il periodo storico e l’atmosfera suggestiva dell’antico Impero Romano”. Ostende incipiam, è proprio il caso di dire.